io ♥ i Gioielli

domenica 11 aprile 2010

Fiera ORO AREZZO


Arco Antico è ad Arezzo alla Fiera.

Sorrisi e soddisfazione fra i 453 espositori (10% in più rispetto al 2009), per un'organizzazione puntuale ed efficiente che ha permesso questa partenza in grande stile.

La Fiera, rinnovata e migliorata nei servizi e nella fruibilità per i visitatori, riserva una vera sorpresa con l'area dedicata a Gold Up. Nel buio ricercato della sala, in un'atmosfera quasi sospesa, l'occhio è attratto da un luccicare tutto d'oro che trapela dagli ovali che “bucano” il buio. E attraverso questa sorta di oblò ci si può immergere in una “sfilata” sui generis che cattura l'immaginazione e trasmette emozioni.

Sono oltre 260 i buyers invitati provenienti da ben 49 paesi, parte dei quali ricompresi in aree di mercato consolidate e tradizionali e una parte di mercati emergenti tipo il Kazakistan ad esempio. Un modo questo per testare “in diretta” se un nuovo mercato può essere approcciato attraverso questi buyers. Nasce dunque all'insegna dell'ottimismo ritrovato e dell'intraprendenza questa 31esima Fiera di OroArezzo. E passeggiando nei padiglioni tra stand e vetrine, tra pietre e macchinari non vanno dimenticate le prestigiose sfilate di Premiere, anteprima delle tendenze “gioiello” del 2011.


Per maggiori informazioni:

viverelatoscana.blogspot.com/

martedì 6 aprile 2010

Le perle...un mare di tradizioni, storie e curiosità



Le perle, da sempre sinonimo di femminilità ed eleganza, raccontano storie affascinanti di culture e tradizioni lontane.
La tradizione più diffusa narra che Fu proprio Kokichi Mikimoto ad ottenere l’11 Luglio 1893 la prima perla coltivata della storia.Grazie ad un procedimento delicato e minuzioso, basato su un’idea straordinariamente semplice, ma costata anni di ricerca, Mikimoto creò un business internazionale che gli fruttò l’universale definizione di Re delle perle. L’ambito e prestigioso ruolo di gioielliere della Famiglia Imperiale Giapponese, conferma una volta di più la fama di Mikimoto, le cui splendide perle ornano i potenti della terra: dal Rajah Baroda in India ai Reali di Spagna fino alla Regina Elisabetta II d’Inghilterra ad altri personaggi famosi.
Secondo antiche fonti però, la prima persona a scoprire il segreto della produzione di una perla di coltura da parte di un'ostrica non fu affatto il celebre Mikimoto ma un impiegato di servizio della pesca in Australia, William Saville Kent, nel 1890. John Saltmarsh, figura dell'industria perliera di Queensland da più di 15 anni, mette in chiaro questo malinteso della storia.
Secondo un’antica leggenda giapponese le perle sono ‘gocce di luna cadute nel mare per adornare la bellezza femminile’. Nell’antica Roma erano ritenute ‘un prodotto dell’amore’ e quindi dedicate a Venere, dea della bellezza,dell’amore e della fecondità.
Nel secolo scorso era credenza che la loro fecondazione avvenisse nelle notti di plenilunio, ad opera della rugiada. Fatto è, che da sempre le perle sono state associate all’eleganza, alla femminilità e alla bellezza. Al di sopra di ogni moda, dal tubino nero al jeans, dal twin-set alle sneackers, le perle possono essere considerate un vero ever-green dello stile.
Da sempre utilizzate dalle nobildonne e dalle teste coronate, le perle hanno conosciuto la propria liberalizzazione agli inizi del Novecento quando il geniale e tenace Kokichi Mikimoto ne introdusse i primi esemplari coltivati. Da allora non hanno mai conosciuto il tramonto, se non per brevi periodi.
Amate dalla borghesia e da donne come Grace Kelly e Jacqueline Kennedy, le perle tra gli Anni Cinquanta e Sessanta assurgono a simbolo del gusto bon-chic-bon-genre. Sarà con la fine del 68’ che le perle scompariranno insieme a reggiseno, rossetti e decolletés: tutti destinati al rogo. Ma è bastato pochissimo affinché ritornassero a contraddistinguere lo stile delle signore alla moda.
Donano all’incarnato, illuminano il volto, le perle per la prossima stagione tornano non solo sui gioielli, ma anche su abiti, borse, bikini e addirittura fatte in polvere da usare come antirughe. Miuccia Prada ne ha ricoperto interi abiti decisamente romantici, mentre John Richmond le preferisce in versione fataleggiante nei suoi vestiti dai riflessi lunari. Borse grondanti di perle ma anche bikini griffati rispettivamente da Cesare Paciotti e Calzedonia.
Enormi perle barocche, per tutte le amanti dello stile massimalista, impreziosiscono le spille firmate Christian Dior, gli orologi di Valentino e i bracciali di Chanel. Molte le perle bijoux ma anche vere dal fascino indistruttibile come quelle usate nei collier a grappolo di Mimì, negli orecchini asimmetrici di Breil o ancora in quelli classicheggianti di Emporio Recarlo. Infine, Helena Rubinstein le usa polverizzate per creare una crema antirughe adatta a vere regine. Per mantenere intatta la luce delle perle è consigliabile pulirle con un panno imbevuto di acqua distillata, evitare fonti di calore troppo forti, il profumo e la lacca. Regola d'oro: cambiare il filo due volte l'anno.

Le perle bianche dei Mari del Sud e quelle nere di Tahiti si sposano con topazi, zaffiri e chiocciole d’oro nella magica collezione di Golay dedicata alle profondità dell’oceano.
Niente di meglio che impreziosire le mise estive con gioielli che donano luce all’incarnato rendendo ogni donna splendente e originale. Quando la calda stagione riscalda i corpi nudi e dorati dal sole, le scollature rendono sensuale ogni gesto scoprendo gioielli che in inverno non possono essere così visibili. Orecchini, collane e bracciali decorano i corpi abbronzati e se le pietre sono del colore del mare, allora, l’effetto sarà strepitoso.

Fascino ed esotismo si fondono nelle collane e negli orecchini dedicati ad una donna audace e sofisticata, sempre pronta ad esplorare l’ignoto e ad assaporare la vita con la massima intensità.


Un’altra leggenda narra che nell'antico Giappone, una perla pegno d'amore fu smarrita in un tratto di mare controllato da un drago; il responsabile della sua perdita si rifugiò in un paese isolato, dove una giovane pescatrice strappò a costo della vita, la perla dal regno del drago per dimostrargli il suo amore.

giovedì 1 aprile 2010

Arco Antico Jewelry wish you a Happy Easter



Arco Antico Jewelry Wish you a Happy Easter.

Life is…

Mother Theresa


Life is an opportunity, benefit from it. Life is beauty, admire it.
Life is a dream, realize it.
Life is a challenge, meet it.
Life is a duty, complete it.
Life is a game, play it.
Life is a promise, fulfill it.
Life is sorrow, overcome it.
Life is a song, sing it.
Life is a struggle, accept it.
Life is a tragedy, confront it.
Life is an adventure, dare it.
Life is luck, make it.
Life is too precious, do not destroy it.
Life is life, fight for it.

martedì 2 marzo 2010

Curiosità sul bracciale Tennis di diamanti


Il tipico bracciale tennis è originariamente un bracciale flessibile composto da diamanti taglio brillante incastonati su montatura in oro bianco 750, per tutta la lunghezza del bracciale. E’ un braccialetto molto elegante e per nulla pacchiano, di gran classe. I prezzi variano molto a seconda della qualità delle pietre e dalla loro purezza, naturalmente anche le dimensioni e la caratura totale dei diamanti è fondamentale per il costo complessivo.

Sono i bracciali tennis tempestati di diamanti i più amati dagli italiani secondo l’ultimo sondaggio Dicembre 2009 promosso dall’OMG, l’Osservatorio sul Mercato del Gioiello diretto dal trend-setter Silvestro Fiore.
Secondo l’inchiesta condotta su un campione di 1.000 intervistati, di età compresa tra i 30 e i 60 anni, sparsi lungo tutta Italia, questo chi sceglie di regalare preziosi nel 63% dei casi opta per il raffinato braccialetto realizzato con diamanti bianchi o neri.

Simbologia:
Il bracciale tennis con la fila di diamanti che si susseguono senza un inizio né una fine significa amore eterno.
Forse non tutti sanno che la storia del bracciale a rivière di diamanti, oggi chiamato bracciale tennis, è legata al nome della celebre campionessa del tennis mondiale Chris Evert. Nel lontano 1987 la giocatrice statunitense, durante un match del torneo degli US Open, perse la propria rivière di diamanti e chiese al giudice di interrompere la partita in modo da poter ritrovare il prezioso gioiello, subito inquadrato dalle sollecite telecamere. La Evert in conferenza stampa dichiarò che fu la prima volta che si era separata dal suo “tennis bracelet”, dando così inconsapevolmente il nome a uno dei “must” della gioielleria contemporanea.
Direi che il tennis bracelet è proprio un bracciale da non perdere;-)!

lunedì 1 marzo 2010

Il Blue Hope...tra leggenda e storia


É nella misteriosa e affascinante India che fu trovata una delle più straordinarie e conosciute gemme di tutti i tempi. Nel diciassettesimo secolo, il grande avventuriero francese Jean Baptiste Tavernier fu avvicinato in India da uno schiavo che aveva qualcosa di molto interessante da mostrargli.

Lo schiavo era in possesso di una pietra azzurro-grigiastra di 110,50 carati, che a prima vista sembrava essere uno zaffiro; l’esperto Tavernier intuì però immediatamente l’eccezionalità della scoperta e capì di avere tra le mani il più grosso diamante blu al mondo. La pietra era tagliata in stile indiano, per mantenere elevata la caratura a scapito della brillantezza, probabilmente furono lucidate solo le facce naturali del cristallo.

Questo diamante, probabilmente proveniente dalla celebre Kollur Mine, ha una storia particolare; lo schiavo raccontò che la pietra era collocata nell’occhio di un idolo sacro, la divinità indù Sita, la moglie di Rama, che adornava un tempio sul fiume Colerron in India; tale leggenda contribuì ad aumentare la fama di questo diamante, tuttavia la pietra blu gemella, che avrebbe dovuto essere sull’altro occhio dell’idolo, non fu mai stata trovata.

Tavernier acquistò la pietra e la portò a Parigi, dove la vendette nel 1668 al re Louis XIV. Il diamante fu quindi tagliato di nuovo da Sier Pitau, il gioielliere di corte, per migliorarne la brillantezza, in una gemma a forma di goccia triangolare dal peso di 69,03 carati: era la nascita della leggenda di un diamante destinato a diventare celebre, il French Blue (anche detto il Tavernier Blue).

Louis XIV donò la pietra a Madame de Montespan, che uscì però immediatamente dalle grazie del re. In seguito il responsabile delle finanze francesi, Nicolas Fouquet, mostrò nuovamente in pubblico il diamante azzurro in occasione di uno sfarzoso ricevimento in onore di Louis XIV; sfortunatamente dopo la festa Fouquet fu arrestato per truffa alla nazione e la pietra tornò nelle mani del re.

La maledizione legata al “French Blue” era partita: l’idolo sacro, a cui era stato sottratto il suo prezioso occhio azzurro, stava iniziando la sua vendetta.
I successivi proprietari della pietra, il principe di Lambaille e Marie Antoinette furono entrambi ghigliottinati durante la rivoluzione francese.

Il diamante scomparve per molti anni, probabilmente sottratto e nascosto durante la rivoluzione francese; non se ne seppe nulla fino al 1812, quando apparve tra le mani di un commerciante di diamanti di Londra, Daniel Eliason, un diamante di un intenso blu-grigiastro di 44,50 carati, senza dubbio ricavato dal French Blue.

La pietra era stata quindi tagliata di nuovo, perdendo ulteriormente di peso, ma guadagnando in brillantezza (durante una puntata del 2005 di Discovery Channel fu anche dimostrato che nessuna pietra minore fu ricavata durante le nuove operazioni di taglio).
Nel 1824 il banchiere inglese, Henry Thomas Hope, acquistò il French Blue.
Nel 1851, durante la “Great Exhibition” a Londra, la pietra fu presentata come Blue Hope, il più grande diamante blu al mondo e assicurata per una cifra stratosferica.

Il Blue Hope fu ereditato da Lord Francis Pelham Clinton Hope, che lo regalò a sua moglie May Yohe; lord Pencis fu abbandonato e andò in bancarotta, mentre la sua ex-moglie morì sola e in povertà, lamentandosi della sfortuna che le aveva procurato la pietra.

Il successivo proprietario di cui se ne abbia notizia fu Abdul Hamid II, sultano di Turchia, soprannominato Abdul il Dannato, che acquistò la pietra da un gruppo di commercianti di diamanti per 450 mila dollari.
Il sultano regalò la pietra a Subaya, una delle sue 237 donne. Subaya fu in seguito scoperta a tramare contro il sultano e fu decapitata, Abdul Hamid II fu invece spodestato e privato delle sue ricchezze. E l’idolo sacro gioiva dall’aldilà.

Mrs Evalyn Walsh McLean osservò il Blue Hope durante una visita in Turchia e se ne innamorò; quando la pietra fu contrabbandata e messa in vendita a Parigi, Mrs Mclean non perse l’occasione e l’acquistò nel 1911.
Il gioiello con il Blue Hope fu sfoggiato dalla nuova proprietaria in tutte le occasioni mondane che si svolsero a Washington fino al 1947, anno in cui morì Mrs McLean suicidandosi.

Due anni dopo l’intera collezione di gioielli di Mrs McLean fu acquistata da Henri Winston.
Mr. Winston tentò di vendere questo diamante splendido e “maledetto”, ma non riuscì a trovare nessun acquirente (molte persone si rifiutarono persino di toccarlo). Fu così che Henri Wiston, il 10 Novembre del 1958, decise di donare il Blue Hope allo Smithsonian Institute di Washington, il luogo dove tuttora è esposto questo splendido e unico diamante.

Winston non credette mai alle maledizioni del diamante e morì nel 1978 all’età di 82 anni. Solo nel 1975 la pietra fu momentaneamente rimossa per essere pulita e pesata, fu così che i tecnici dello Smithsonian scoprirono che il peso reale è di 45,52 carati e non di 45,50.

Il Blue Hope non è il più grande diamante blu al mondo (è bensì il quarto), ma è il più grande se si considerano solo i diamanti blu intenso. Il colore blu è dovuto a tracce di boro, la pietra mostra fluorescenza rossa se esposta alle radiazioni UV ed è classificata come diamante di tipo IIb; il grado di purezza è VS1, le dimensioni esatte sono 25, 60 × 21,78 × 12,00 mm.

Con le nuove tecniche di ricerca, tramite analisi al computer, è stato possibile dimostrare che il Blue Hope è realmente quel che resta del diamante di 110,50 carati trovato in India e in seguito modificato da Louis XIV (il French Blue).

Nonostante le numerosi storie nefaste legate alla maledizione del Blue Hope, lo Smithsonian Institute lo ha collocato come pezzo principale della sezione denominata “National Gem Collection”.
Il Blue Hope, con un valore stimato tra i 200 e i 250 milioni di dollari, è oggi la pietra più ammirata e lo Smithsonian deve parte della sua fama e dei milioni di visitatori proprio a questo leggendario diamante non più “maledetto”... fino a quando l’idolo sacro non avrà nulla in contrario!

giovedì 25 febbraio 2010

La pietra dell'Amore: il Rubino


Quale colore assocereste spontaneamente all'amore, alla vitalità alla passione e alla forza? Ovviamente tutto questo vi evocherà il rosso. Il rosso simboleggia l'amore, esso emana calore ed un forte senso di vita. Il rosso è anche il colore del Rubino, il Re delle gemme. Dopo tutto, nell'affascinante regno delle gemme i rubini sono generalmente considerati imperatori.

Per migliaia di anni il Rubino è stato considerato una delle gemme più preziose della nostra Terra. Esso ha tutto ciò che serve ad una gemma preziosa: un colore splendido, eccellente durezza ed una brillantezza stupefacente. Inoltre è una pietra estremamente rara, specialmente nelle qualità superiori.

Il Rubino è la varietà rossa del minerale corundum, uno dei minerali più duri della Terra che include anche Zaffiro.

Il Rubino, questa magnifica varietà rossa della famiglia del corundun multicolore, è composta di ossido di alluminio e cromo, cosi come di porzioni molto piccole di tracce di altri elementi - a seconda del ritrovamento. In colori davvero puri e di buona chiarezza, questa gemma viene estratta di rado in tutto il mondo. Responsabile di tale scarsità è infatti l'elemento del cromo elemento creatore del colore. Milioni di anni fa, quando le gemme furono create, il cromo era l'elemento che dava al rubino il suo splendido ed intenso colore nel profondo della terra. Ma allo stesso tempo esso è anche responsabile della causa di una moltitudine di fessure e di minuscole irregolarità all'interno del cristallo. Soltanto un numero davvero esiguo di cristalli di rubino riuscì a crescere indisturbato in misure considerevoli e di cristallizzarsi per formare una gemma perfetta. Inoltre, i Rubini che superano i 3 carati sono davvero rari.
Il nome "Rubino" deriva dalla parola Latina "rubens" che significa"rosso". Il rosso dei Rubini è in una categoria tutta sua: caldo e passionale.

Il viaggio verso i più importanti rinvenimenti di Rubino del Mondo ci porta alla piccola cittadina di Mong Hsu a NOrd-Est di Myanmar. Rinvenimenti di Rubino si hanno anche nel vicino Viet Nam, vicino alla frontiera Cinese; nel Pakistan de Nord, nella Hunza-Valley,o nel Cashmere, Tadchikistan, Laos, Nepal, e Afghanistan; Kenia e Tanzania.

Il “rubino” più antico che si è sempre chiamato così e di cui si conosce bene tutta la storia è il “rubino del Principe Nero” (Black Prince’s ruby) conservato nel tesoro inglese.
La sua prima citazione è del 1366: fu allora che il re di Castiglia Pietro il Crudele se ne impossessò assassinando Abu Said, re arabo di Granada. Pietro, nel 1367, lo donò al suo alleato Edoardo, detto il Principe Nero, principe di Galles ed erede della corona d’Inghilterra e da Edoardo in poi la gemma appartiene alla corona inglese ed è stata usata in tutte le cerimonie d’incoronazione a partire da quella di Riccardo II nel 1377.

Il colore è l'elemento più importante del Rubino, mentre la trasparenza è solo secondaria. Per questo motivo, dunque, le inclusioni non danneggiano la qualità di un Rubino, a meno che queste non diminuiscano la trasparenza della pietra o siano poste proprio al centro della sua tavola. Spesso accade il contrario: le inclusioni interne al rubino, sono un po’ come le impronte digitali delle gemme,ne attestano l'individualità e contemporaneamente provano la loro genuinità come un certificato di garanzia fornito dalla Natura. Il taglio è fondamentale: solo un taglio perfetto può evidenziare la bellezza di questa gemma preziosa e pregiata, per renderla effettivamente "Re delle Gemme". Ma, come il vero amore è molto raro, cosi lo sono i Rubini davvero perfetti. E se ne trovate uno, esso costerà una piccola fortuna. Tuttavia: una volta trovato "il vostro" Rubino, non esitate: tenetelo stretto!

domenica 21 febbraio 2010

Le fedi per il matrimonio? Oro giallo, bianco rosa o platino?


E' un anello generalmente in oro giallo, può comunque esser realizzata in oro bianco, oro rosa, rosso oppure in platino, e viene scambiato nel rito del matrimonio per giurarsi fedeltà per tutta la vita, il fatto che sia circolare significa unione (matrimonio), va messa sulla mano sinistra al dito anulare, mentre solo nel Europa Nord si usa metterla a destra.
Viene messa al dito anulare perché vi è la credenza che di lì passi una piccola arteria che risalendo il braccio arriva direttamente al cuore. Nel matrimonio secondo il rito religioso è usanza che le fedi vengano portate all' altare dal testimone o da un bambino (il paggetto), legate ad un cuscino di pizzo dove il Parroco le benedice prima dello scambio.
La fede nuziale orientativamente pesa dai 3 gr. ai 16 gr. a seconda dello spessore e dalla "taglia" del dito, ve ne sono di farie foggie e stili, eccone alcune:
la Fede Matrimoniale Classica, è tonda e smussata.
la Fede Matrimoniale Francesina, è la regina delle fedi è sottile e leggermente bombata.
la Fede Matrimoniale Mantovana, è più alta e più piatta e di solito pesa di più.
la Fede Matrimoniale Etrusca, è piatta e decorata da scritte beneauguranti.
la Fede Matrimoniale Sarda, è decorata come un pizzo chiaccherino.
la Fede Matrimoniale in Platino, è molto pregiata ma poco richiesta per via del costo un pò "impegantivo", tuttavia....., .....per una volta (!) :o)........
la Fede Matrimoniale Bicolore, due cerchi intrecciati (o due tipi d' oro) a scelta tra oro bianco, oro giallo, oro rosa e oro rosso, a seconda dei gusti personali.
la Fede Matrimoniale Tricolore, tre cerchi intrecciati (o tre tipi d' oro) a scelta tra oro bianco, oro giallo, oro rosa e oro rosso, a seconda dei gusti personali
la Fedina Matrimoniale Unica, ha incastonato un diamante.
la Fedina Matrimoniale Ossolana, proviene dalla Valle Ossola, è l'espressione più significativa dell'antica tradizione orafa della zona. Essa riporta 4 significativi simboli: La stella alpina che raffigura la purezza, il grano saraceno la prosperità, i nastri intrecciati la perpetuità dell'unione ed infine le mezze sfere augurio di prolificità.
la Fedi Matrimoniali tipo Ebraica, è in filigrana smaltata con decorazione di perline.
le Fedi Matrimoniali tipo Umbra, ha l'incisione del volto di una donna o di una coppia divisi da un bouquet di fiori

L'oro è il metallo nobile per eccellenza in quanto è duttile (può essere lavorato facilmente) e resistente agli attacchi di varie sostanze chimiche (l'unica cosa che a livello domestico lo "mangia" è il mercurio... quindi se si rompe un termometro, non toccate il mercurio che ne esce con gli anelli indossati!).
La colorazione dell'oro dipende dai diversi componenti della lega. Per esempio, l'oro giallo contiene più rame rispetto all'oro bianco ...etc...
Esistono anche l'oro rosa e l' oro rosso (a me, personalmente piacciono!).
L'oro giallo dell'oggetto in lavorazione appare già giallo, semplicemente ha bisogno di essere lucidato con l'ausilio di particolari spazzole, per divenire l'oro giallo che splende dalle vetrine dei negozi.
L'oro bianco, invece, non è del tutto bianco, ma giallino. Per assumere l'aspetto che tutti conoscono, necessita di essere rodiato (ovvero tramite un processo elettrolitico, il rodio va ad applicarsi come una patina sull'oro, conferendegli l'aspetto finale). Con l'uso il rodio va a perdersi e l'oggetto sembra ingiallirsi, ma non è così, quel colore giallino è il colore originale dell'oro bianco!
Come l'oro giallo necessita di essere rilucidato, così l'oro bianco richiede, di tanto in tanto, di essere ri-rodiato. Operazioni di ordinaria manutenzione che non presentano costi proibitivi.
Il platino, infine, è molto più pregiato e, dunque, costoso dell'oro.
Una fede in platino è sicuramente una chicca, ma a livello visivo è come una in oro bianco... inoltre, il platino non è malleabile come l'oro (questo si traduce in problemi nel caso in cui la fede debba essere messa a misura) ed è così delicato che si riga molto più facilmente.
Spero che queste considerazioni tecniche possano facilitare le vostre scelte!